L’adolescenza è il periodo di transizione dall’età infantile all’età adulta ed è segnato da una serie di cambiamenti nello sviluppo sia fisico che psicologico e relazionale. Il cambiamento fisico è contraddistinto non solo dalla maturazione sessuale ma anche dallo sviluppo delle aree cerebrali che sono deputate al pensiero critico e al giudizio, non ancora formate in età adolescenziale. In questa fase dello sviluppo le modifiche dell’attività cerebrale contribuiscono a rendere i ragazzi pieni di voglia di fare, di essere attivi in prima persona e di sperimentarsi, anche con poca attenzione alle conseguenze negative che i loro comportamenti potrebbero provocare.
Gli adolescenti si trovano di fronte a nuovi aspetti di sé stessi che devono imparare a conoscere e con cui devono imparare a rapportarsi. Questo confronto genera sentimenti di paura e smarrimento, gli equilibri fino ad allora costruiti non sono più adeguati e ci si sente instabili all’interno di un mondo che apre nuove ma non chiare prospettive. Le prospettive che l’adolescente intravede non sono ben chiare perché è suo il compito di costruirle e definirle ma questo richiede innanzitutto la ricerca di nuovi stati di equilibrio che si costruiscono confrontandosi con i nuovi aspetti che stanno emergendo e che riguardano
I cambiamenti del proprio corpo. Lo sviluppo sessuale modifica profondamente l’aspetto e le forme del corpo insieme all’immagine di sé che cambia radicalmente rispetto a quella del bambino che c’era fino a poco prima. In questo periodo dello sviluppo il corpo diventa il fulcro intorno al quale si costruisce il senso di sé. I cambiamenti a livello corporeo possono provocare disagio perché non si sa bene come vivere e quale significato dare al diverso aspetto e alle sensazioni che emergono dal proprio corpo. A questo proposito è fondamentale il giudizio dei coetanei sulla propria fisicità e sul modo di esprimerla che è il valore rispetto al quale l’adolescente si definisce. Rispondere alle aspettative sociali del mondo adolescenziale è ciò che permette di attribuire un senso al proprio corpo sessualizzato e alla nuova identità che sta emergendo. E’ importante sottolineare come il senso di identità e l’immagine che ha di sé l’adolescente sono inscindibilmente legati all’immagine che si ha proprio corpo. Il fallimento dell’acquisizione di una percezione positiva del corpo può generare disturbi psicologici.
Le relazioni con i coetanei. Il gruppo dei pari è di fondamentale importanza in adolescenza per sentirsi accettati dall’altro costruendo un nuovo senso di appartenenza e costituisce il luogo dove trovare nuove identificazioni che vadano a sostituire quelle infantili legate alle figure genitoriali. Le relazioni con l’altro danno l’opportunità di cominciare a costruirsi un senso di identità personale attraverso l’acquisizione di segni distintivi di appartenenza come pensare, comportarsi o vestirsi in un certo modo. Se le relazioni con i coetanei sono compromesse si possono verificare episodi di isolamento sociale o di aggressività che esprimono il senso di inadeguatezza vissuto dall’adolescente rispetto alle proprie abilità di rapportarsi all’altro e di rendersi interessante . Questi episodi, se non affrontati, possono strutturarsi in comportamenti disadattavi che vanno a compromettere il buon esito dell’adolescenza in un adulto sano e capace di adattamento sociale.
Le relazioni con l’altro sesso. In adolescenza le relazioni con l’atro sesso costituiscono uno dei compiti più importanti da affrontare perché in questo contesto costruire nuovo senso di identità comprende necessariamente anche la costruzione di un’identità sessuale. Il senso di autostima e di adeguatezza nelle relazioni è profondamente legato anche alla percezione di avere successo e di risultare piacevoli all’altro sesso. Il significato che viene attribuito all’immagine di sé è, negli adolescenti, strettamente vincolato alla percezione positiva o negativa del proprio corpo che viene rimandata dall’altro all’interno della relazione. I problemi relazionali in adolescenza possono generare un profondo senso di inadeguatezza accompagnato da comportamenti di evitamento, chiusura o aggressività. Il gruppo dei pari, infatti, costituisce il contesto che, sostituendosi a quello della famiglia, consente la costruzione di una nuova identità fatta di scelte autonome, sfide e confronto con il mondo esterno che permettono all’adolescente di sperimentare ruoli e modi diversi di essere rispetto a quelli vissuti all’interno della famiglia di origine. La relazione con i pari deve essere perciò percepita come luogo sicuro dove potersi sperimentare e dove sentire di essere accettati e accolti.
La progressiva assunzione di una identità propria. L’adolescente si sgancia dai modelli familiari che hanno costituito le sue certezze fino al quel momento e si trova di fronte alla sfida di trovare modelli di riferimento alternativi. Questo processo passa spesso attraverso conflitti con i genitori e il rifiuto di qualunque cosa rimandi ai loro modelli educativi e alle loro aspettative. A volte gli scontri con i genitori sono piuttosto accesi così come possono essere estremi i comportamenti provocatori che hanno lo scopo di sancire la distanza. In questa particolare situazione i genitori devono cercare di andare incontro alle esigenze dei loro figli rendendosi disponibili al confronto. Sia i figli che i genitori, per stabilire delle modalità di comunicazione il meno conflittuali possibile, devono imparare a negoziare. Negoziare fa parte del processo di crescita per cui gli adolescenti acquisiscono l’idea che le loro esigenze non sono al di sopra di quelle degli altri, ma che anche le esigenze altrui vanno accolte e rispettate.
La scelta di una direzione. La possibilità di aderire a certi valori personali e professionali che consentano di orientarsi verso scelte di vita più definite dipende molto dal senso di autoefficacia e dal senso di autostima che l’adolescente va man mano acquisendo confrontandosi con i nuovi compiti che la crescita gli impone oltre che dallo sviluppo delle capacità di valutazione critica . Il modo in cui affronta il compito della formazione scolastica, il processo di emancipazione dalla famiglia e la disponibilità a mettersi in gioco nelle relazioni danno la misura di quanto l’adolescente si senta pronto ad affrontare le sfide che la vita gli pone. Lo scarso senso di autoefficacia e di fiducia in sé stessi può minare la possibilità di sentirsi in grado di scegliere e costruire un proprio progetto di vita.
Entrare nell’età adulta è un processo che implica il confronto con problematiche fondamentali per la costruzione della propria personalità e di un senso di sé definito. I disagi psichici che , se non riconosciuti e affrontati possono portare a uscite patologiche, si hanno quando l’adolescente non riesce a trovare una soluzione adeguata al superamento del senso di inadeguatezza, della difficoltà ad accettare e a rapportarsi al proprio corpo, della difficoltà a sentirsi accettati dall’altro e a entrare in relazione. Tutte cose, queste, che costituiscono la normalità perché sono insite nel processo di crescita. I disagi adolescenziali si manifestano soprattutto attraverso il corpo, luogo d’elezione in cui si esprimono tutte le tensioni conflittuali dell’adolescente sia perché il corpo e la sessualità sono il fulcro intorno a cui si costruisce l’identità adulta sia perchè i cambiamenti biologici (modifiche dell’assetto ormonale e neuroendocrino, aree corticali prefrontali ancora non completamente sviluppate) che consentono il passaggio dall’infanzia all’età adulta vedono necessariamente come protagonista il corpo. I disturbi che si riscontrano più frequentemente in età adolescenziale sono costituiti perciò da sentimenti di rabbia o depressione che in primo piano il corpo come i disturbi alimentari, gli atti di autolesionismo, la messa in atto di comportamenti rischiosi, come uso di droghe, sesso non protetto, i comportamenti che mettono a rischio la vita (guida spericolata, prove di coraggio estreme). Quando la rabbia è diretta maggiormente verso l’esterno si assiste a atti di bullismo, comportanti aggressivi e delinquenziali.
Il periodo dell’adolescenza mette a dura prova sia i genitori che i figli. La richiesta di aiuto viene molto più spesso dai genitori che hanno difficoltà a rapportarsi ai loro figli che non riescono più a riconoscere . I rapporti sono contraddistinti da conflittualità anche molto accesa per via del fatto che gli adolescenti vivono emozioni molto intense e spesso attuano comportamenti estremi poco gestibili e ancor meno comprensibili per i genitori che finiscono per sentirsi spaesati. Il compito del professionista, sul fronte genitori, è proprio quello di aiutare a capire i comportamenti stravaganti, lunatici, oppositivi e talvolta eccessivi dei figli promuovendo delle modalità comunicative che facilitino il dialogo piuttosto che lo scontro. Il sostegno che può essere dato, invece, ai ragazzi ha lo scopo di aiutarli a vivere in modo meno catastrofico la loro adolescenza attraverso la comprensione di ciò che sta loro accadendo e aiutandoli a definire e a gestire l’intricato intreccio di emozioni tumultuose da cui si sentono assaliti. In ultima analisi la distinzione fra un’adolescenza problematica e un’adolescenza sana dipende da come vengono affrontati i compiti che la crescita pone di fronte ai ragazzi per poter maturare e diventare adulti.
Dott.ssa Teresa Conti
Psicologa Psicoterapeuta a Bologna (Zona Saffi)
Mi chiamo Teresa Conti, vivo a Bologna, sono iscritta all’ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna con il n. 3421 e il mio orientamento teorico è il modello costruttivista intersoggettivo, in cui mi sono formata presso la scuola di psicoterapia Cesipc di Firenze.
P.I. 03714101205