La bulimia nervosa è caratterizzata da abbuffate che vengono seguite da comportamenti compensatori (vomito, uso di lassativi e/o diuretici, eccessiva attività fisica, periodi di digiuno) per evitare di accumulare peso. Per la diagnosi di bulimia deve essere presente almeno un episodio di abbuffata alla settimana per tre mesi (DSM-V), è possibile però che ci siano più episodi di crisi bulimiche durante l’arco della stessa giornata.
Durante queste crisi vengono ingerite grandi quantità di cibo, maggiori di quelle che una persona assumerebbe normalmente nello stesso tempo. I cibi ingeriti sono solitamente ipercalorici e spesso vengono letteralmente ingurgitati senza sentirne neanche sapore e consistenza. La bulimia è contraddistinta dalla perdita di controllo e dall’impulsività del comportamento, che è ciò che la differenzia sostanzialmente dall’anoressia nervosa.
Alla perdita di controllo sui propri impulsi seguono sentimenti di vergogna e sensi di colpa. Il senso di autostima è subordinato alla capacità di mantenere il controllo e l’oggetto del controllo sono il proprio corpo, il cibo e la forma fisica. Solitamente mangiano in solitudine perché gli altri non si accorgano del loro problema, l’immagine che devono rimandare deve essere positiva in ogni aspetto da quello fisico a quello delle perfomances professionali o scolastiche.
Il perfezionismo, infatti, è uno degli aspetti della bulimia che ,come nell’anoressia, ha la funzione di dimostrare a sé stessi il proprio valore e la propria capacità di agire sugli eventi realizzando aspettative solitamente elevate. Qualora però i risultati desiderati non dovessero essere raggiunti il senso del proprio valore e della propria autostima lasciano il posto ad un profondo senso di inadeguatezza che suscita sentimenti di delusione e sconforto che spesso scatenano l’abbuffata.
Il significato delle abbuffate sembra essere, infatti, collegato alla gestione delle emozioni. Le persone bulimiche presentano una difficoltà nell’autoregolazione delle proprie emozioni, non solo per le emozioni negative ma anche per l’intensità delle emozioni positive. Si è osservato che anche circostanze vissute piacevolmente possono scatenare l’abbuffata tanto quanto situazioni spiacevoli. L’ipotesi è che non avendo strategie alternative a fronteggiare l’intensità emotiva utilizzino il cibo per placare l’attivazione. L’abbuffata sembra avere la duplice funzione di tranquillizzarsi e di trovare una fonte di gratificazione immediata che agisca sui sentimenti di tristezza e delusione. I cibi che normalmente vengono ingeriti, infatti, a base di zuccheri e grassi, agiscono sui circuiti cerebrali che mediano i processi biochimici della gratificazione.
Altra peculiarità che si rende particolarmente evidente nella bulimia nervosa è lo stile di pensiero tutto o nulla. Per questi soggetti non esistono mezze misure, il mondo è suddiviso in bianco e in nero. Se una persona fa qualcosa con cui sono in disaccordo automaticamente passa nella parte nera e diventa da evitare. Così come fare anche un piccolo sgarro quando si sta facendo la dieta manda tutto a rotoli e dà inizio all’abbuffata. Il pensiero dicotomico sostiene, quindi, il meccanismo di mantenimento del comportamento patologico e contribuisce anche ai problemi che si riscontrano nelle relazioni interpersonali. La motivazione fisiologica che facilita l’abbuffata è rintracciabile, invece, nella ristrettezza alimentare che, aumentando anche i livelli di insulina, porta alla crisi bulimica. Si distinguono due sottotipo di bulimia:
bulimia di tipo 1 che presenta condotte di compensazione;
bulimia di tipo 2 in cui il rimedio all’abbuffata è costituito da digiuni e attività fisica eccessiva.
Dott.ssa Teresa Conti
Psicologa Psicoterapeuta a Bologna (Zona Saffi)
Mi chiamo Teresa Conti, vivo a Bologna, sono iscritta all’ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna con il n. 3421 e il mio orientamento teorico è il modello costruttivista intersoggettivo, in cui mi sono formata presso la scuola di psicoterapia Cesipc di Firenze.
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